“Punti di fuga” è un’espressione che appartiene tanto alla geometria-matematica (teoria della prospettiva) quanto alla vita reale (luogo per fuggire da un pericolo o semplicemente dalla realtà) e Silvia Beltrami nelle sue opere e nella sua poetica, analizza entrambi gli elementi.
La concomitanza dell’innovazione visivo/linguistica con l’aspetto concettuale, è l’elemento caratterizzante dei collages dell’artista bresciana.
Nelle sue opere rinnova la tecnica del collage, non utilizzando delle immagini già definite ma solo piccoli frammenti, infatti, quando vediamo un viso o un corpo, questi non provengono da un’unica immagine stampata e ritagliata, bensì da un insieme di ritagli, che fungono, così, da matita, pennello e colore.
Nei soggetti è sempre presente la figura, siano essi i ballerini di “Rave”, dove l’estasi della danza diventa sinonimo della perdita di contatto con la realtà, sia nelle donne, dove le infinite prospettive simboleggiano le molteplici sfaccettature della condizione femminile. L’artista esprime in questo modo una poetica che fa dell’umanità il suo fulcro, un’umanità costantemente in fuga da sé stessa e dagli altri.
“(…) Prima di addentrarci nell’analisi delle serie recenti, occorre evidenziare che le sue composizioni appaiono come una sorta di “esplosione” che “dissemina” i pezzi o i protagonisti stessi di quell’immagine (idealmente) originaria, apparendo dialetticamente con un duplice movimento: per un verso sembra che l’esplosione, una specie di big bang, provochi una forza centrifuga “dispersiva” che dal nucleo mette in orbita o in fuga lineare le particelle; per un altro invece l’immagine può apparire come dotata di una forza centripeta per cui quei singoli frammenti vengono “risucchiati” dalla figura (…)”
(tratto da “I colages di Silvia Beltrami” di Giorgio Bonomi)
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